Pronto Intervento Sociale, Livello Essenziale di Assistenza Sociale, di cui si parla innanzitutto nella Legge Quadro 328/’00: alla lettera b) del Comma 4 dell’Art. 22 della citata 328, ci si riferisce infatti ad un: «servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari», che come specificato all’inizio del Comma, “dovrebbe” essere previsto “comunque”.
Così purtroppo non è, dato che nella maggior parte delle Regioni questo Servizio ancora non esiste o non è strutturato così come dovrebbe essere, ma analizziamo per adesso l’aspetto definitorio. Per fare ciò ci appoggeremo alla spiegazione data dal Dott. Angelo Lippi, uno dei massimi esponenti nello studio del soggetto.
«Il pronto intervento sociale può essere definito come un insieme di prestazioni garantite attraverso beni, servizi e relazioni, destinate a rispondere prontamente, a situazioni di emergenza personale o familiare, in quelle circostanze di vita che comportano una necessità improcrastinabile di soddisfare bisogni primari di sussistenza, di relazione, di tutela della dignità personale. L’emergenza può verificarsi in contesti di violenza, di inadeguatezza grave, di privazione, o di allontanamento dal nucleo, ed in generale in quelle situazioni, imprevedibili che, per eventi traumatici o calamitosi, richiedano un immediato “soccorso sociale”.
Si tratta quindi di agire su emergenze (e non su “semplici” urgenze) personali e familiari che impongono una protezione immediata in circostanze che colpiscono la persona, mettendone a repentaglio l’integrità e l’incolumità. Queste situazioni vanno distinte dalle cosiddette “urgenze”, ovvero da quelle condizioni che non mettono in pericolo la sopravvivenza o l’incolumità, pur richiedendo una risposta molto tempestiva».
Data l’ormai storica assenza, fino al periodo attuale, di definizioni dettagliate dei LIV.E.A.S. – L.E.P.S., nonostante che l’istituzione del Servizio di Pronto Intervento Sociale (da ora in poi P.I.S.) tramite la 328/00, che ha solo diciotto anni di vita, data la frammentarietà amministrativa degli Enti responsabili di realizzare questi Servizi, e data la vastità di “interpretazioni” che spesso si hanno nel sociale su tante tematiche ad esso relative, diventa ovviamente naturale che in letteratura sia possibile trovare le più disparate definizioni del Servizio di Pronto Intervento Sociale.
Comporta inoltre una difficoltà ancora maggiore la definizione del Servizio, il fatto che vi siano spesso pareri discordanti sulla connotazione etimologica, semantica e relativa applicazione pratica, dei termini “emergenza” ed “urgenza”, al quale esso è strettamente correlato. Come rilevato da diversi studiosi nell’ambito del Seminario «Il Pronto Intervento Sociale: analisi teorico-metodologica nell’approccio professionale del Servizio Sociale», tenuto dall’Azienda USL Toscana Centro, (ex A.S.L. 11 di Empoli), all’Agenzia della Formazione di Empoli, il 12 Ottobre 2015, la relazione tra le componenti teoriche in molti casi ancora poco chiare, soprattutto per chi gestisce i Servizi e per gli operatori stessi, si può riflettere in una difficoltà pratica nell’attivare un Pronto Intervento Sociale con le caratteristiche sopra descritte.
In varie Regioni d’Italia, la mancanza di chiarezza, ma talvolta anche l’approssimatezza di chi gestisce i Servizi, ha portato nei fatti alla realizzazione dei più svariati modelli di Pronto Intervento Sociale. Permangono comunque, anche nell’accezione più fedele agli standard ottimali fino ad oggi sperimentati, alcune problematiche oggettive legate ai diversi livelli gestionali organizzativi e teorici, che in alcuni casi si è riusciti a gestire tramite un corretto inquadramento delle diverse responsabilità, ma che in molti altri, come vedremo di seguito, lasciano aperti degli interrogativi. Lippi ad es. accenna al problema della relazione con la Pubblica Sicurezza:
«il pronto intervento ha un forte legame con le responsabilità giuridiche e di tutela che alle istituzioni si riconoscono nella normativa vigente (Innocenti, 2004). Rientrano nell’ambito della Pubblica Sicurezza (T.U. legge P.S. art. 154) la proposta e la esecuzione di competenze relative al primo soccorso nei confronti degli inabili a lavori proficui, senza mezzi di sussistenza. Le questure in particolare, ma anche le stazioni dei Carabinieri, si fanno carico dei problemi relativi a minori, adolescenti, donne, ecc., per fronteggiare le situazioni che pongono la persona in situazione di emergenza» .
Il Dott. Andrea Mirri, nel suo intervento «Intorno ad “emergenza” e “urgenza” sociale. Il Pronto Intervento Sociale: una questione ancora aperta», all’interno del citato Seminario, ricorda come l’esempio del percorso di nascita del Pronto Soccorso Sanitario possa esserci di aiuto anche nella definizione di quello Sociale. Egli ricorda che fu Carlo Calliano (1889), Medico della C.R.I. Militare, a scrivere il primo Manuale di Pronto Intervento, parlando di urgenza ed emergenza.
Fu verso la fine del ‘900 che si desiderò espandere la formazione sul Pronto Intervento, dall’ambito bellico al campo civile. Il Manuale del Calliano diventò il primo Manuale medico di Pronto Soccorso solo nel 1901.
Calliano afferma: «l’insegnare a prestare soccorso nelle sventure in tempo di pace, oltre all’immediato beneficio che ne deriva ai sofferenti per l’attuazione di un soccorso pronto, intelligente e perciò efficace, è pure un’utile preparazione pei tempi di guerra»; il principio dovrebbe ancora oggi stimolarci a lavorare per unire le forze, confrontarsi, dibattere, ma giungere comunque il prima possibile alla strutturazione di un Servizio di Pronto Intervento Sociale, che possa essere identificabile come tale in modo unitario, a livello nazionale.
La Dott.ssa Maria Teresi, oggi R.E.S. del Servizio Emergenza Urgenza Sociale per l’Azienda USL Toscana Centro, nella sua Tesi di Laurea magistrale, afferma:
«Franca Dente sostiene la necessità di una risposta all’emergenza, pensata e organizzata prevedendo servizi e interventi funzionanti 24 ore su 24, inseriti nel sistema e collegati in rete con gli altri servizi pubblici, privati e di volontariato con protocolli ben definiti. Il servizio sociale mira ad accrescere l’empowerment della comunità nel processo decisionale attraverso tutte le fasi dell’intervento in emergenza, facendo leva sulle risorse, forze e capacità di recupero dei singoli, delle famiglie e della comunità. Franca Dente ribadisce la necessità di un processo d’aiuto in emergenza le cui fasi consistono in:
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accoglienza della domanda/bisogno;
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risposta finalizzata ad evitare la cronicizzazione di situazione di disagio attraverso l’attivazione di risorse comunitarie, familiari e personali;
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invio ai servizi territoriali, adeguatamente potenziati, e presa in carico in percorsi già strutturati ed eventualmente potenziati».
Sempre la Dott.ssa Teresi fa inoltre chiarezza sul quadro legislativo a livello regionale (Toscana):
«la Regione Toscana attraverso la Legge regionale del 24 febbraio 2005, n. 41 “Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale”, laddove all’art. 26, comma 5, prevede la definizione, da parte del Piano Integrato Sociale Regionale, del servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza; all’art. 58 prevede interventi e servizi “volti a prevenire e ridurre tutte le forme di emarginazione, comprese le forme di povertà estrema”, precisando la necessità di attivare anche “servizi di pronto intervento e di prima assistenza per far fronte alle esigenze primarie di accoglienza, cura e assistenza”. Il Piano Integrato Sociale Regionale 2007-2010 prevede il pronto intervento sociale mediante la reperibilità dei responsabili dei servizi sociali per gli interventi immediati. Il pronto intervento sociale mira a risolvere situazioni di particolare gravità, impreviste ed imprevedibili, che si vengono a creare e che necessitano di accesso immediato a strutture di pronta accoglienza richieste fuori dagli orari di apertura degli uffici del servizio sociale professionale. L’organizzazione del pronto intervento sociale spetta ai servizi sociali in stretta collaborazione con i soggetti del terzo settore. In particolare, il Piano individua come prioritarie le situazioni di emergenza per la protezione di minori e adulti in stato di abbandono, deprivazione totale, violenza fisica o psichica ovvero altre situazioni di pericolo nei confronti della persona».
Navigando tra Leggi e definizioni, per adesso possiamo sicuramente affermare che sull’argomento:
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rimangono aperte ancora diverse questioni teoriche, nonostante vi siano già diversi modelli positivi d’ispirazione;
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si necessita di lavorare con un’ottica olistica, (cosa spesso complessa) andando quindi a considerare nell’approccio tre fondamenti teorici di estrema rilevanza: (innovazione sociale, integrazione, comunità);
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dobbiamo tenere presente la letteratura e la pratica di modelli esteri, in diversi aspetti più avanzati;
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si deve urgentemente lavorare per una definizione delle caratteristiche minime essenziali del Servizio, andando però a sperimentare il più possibile, al fine di costruire un Servizio Professionale Integrato di Pronto Intervento Sociale, che sappia essere flessibile e vada a rinnovarsi nel tempo, a seconda delle sempre nuove esigenze sociali, gestionali, organizzative e comunitarie.
Citazioni:
Lippi Angelo, Su segretariato sociale e capacità di agire, p. 15
Lippi Angelo, Voce: Il pronto intervento sociale, Campanini Annamaria (Diretto da), Nuovo Dizionario di Servizio sociale, Carocci Faber, 2013, Roma, p. 1
Lippi Angelo, Voce: Il pronto intervento sociale, p. 3
Calliano Carlo, Soccorsi d’urgenza, Hoepli ed., 1889, Milano
Teresi Maria, Servizio di Emergenza Urgenza Sociale SDS Empolese/Valdelsa e SDS Valdarno Inferiore, Corso di Laurea Magistrale in Disegno e Gestione degli Interventi Sociali, Anno Accademico 2014/15, Relatore: Prof.ssa Bini Laura, p. 21
Teresi Maria, Servizio di Emergenza Urgenza Sociale SDS Empolese/Valdelsa e SDS Valdarno Inferiore, p. 25
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